Tempo di Resurrezione

Salvatore Savino *

Siamo di nuovo qui, al nostro appuntamento settimanale, e anche questa volta ci ritroviamo davanti all’ennesimo bivio di stagione: la sfida con la dea orobica rappresenta una ennesima occasione di ridare luce a questa stagione calcistica azzurra, immersa nel buio dell’anonimato. Il campionato con lo scudetto cucito sul petto, è stato finora probabilmente peggiore di quanto anche la più nefasta valutazione avrebbe potuto presagire. Il bivio è chiaro, e le due strade che ci si aprono davanti sono diametralmente opposte: si deve scegliere se imboccare quella che conduce al mare, al sole, ad un’estate di sogni e speranze, di sorteggi Champions e di trasferte da prenotare in anticipo, oppure girare verso un sentiero oscuro, tortuoso, che porta al baratro delle cessioni forzate, delle scelte di conserva, della mediocrità. È  tutto nelle mani,  o, meglio, nei piedi e nella testa dei calciatori azzurri. I nostri ragazzi sanno benissimo cosa devono fare, quale impegno devono profondere, a quali riserve attingere, pur di portare a casa il risultato. Sono certo che sapranno raggiungere il traguardo, che è quello della vittoria. Inutile soffermarsi sulle chiavi tattiche del match: conosciamo perfettamente come si dispone, come aggredisce l’avversario, la formazione di Gasperini, seguendo ad uomo il calciatore opposto, invadendo in velocità ogni spazio lasciato libero. Ad oggi, non sappiamo se ci sarà qualche assenza,  come De Kaetelare, ma sia la velocità di Lookman che la potenza fisica di Scamacca, sono da tenere d’occhio, per evitare problemi. Calzona, rientrato tempestivamente a Castel Volturno dopo le due amichevoli sulla panchina della nazionale Slovacca,  è al lavoro proprio per preparare al meglio la sfida con gli atalantini. A brevissimo, avrà a disposizione anche gli ultimi reduci dalle varie partite disputate dalle nazionali di mezzo mondo, e potrà così concentrarsi al meglio su tutta la rosa. Ad oggi, non conosciamo la condizione di Kvara, ma speriamo possa essere almeno parzialmente abile a darci una mano. Mancano nove partite al termine del campionato, nove finalissime da dentro o fuori, in cui non è possibile abbassare l’intensità, non è consentito dar spazio ad altro che non sia vincere. Verrà poi il tempo dei consuntivi, dei bilanci, quel redde rationem che tanti attendiamo, quel momento nel quale sarà necessario contarsi, guardarsi in faccia tutti, e decidere chi vuol essere ancora sulla barca, e chi invece preferisce a scendere, per imbarcarsi su altre flotte, verso altri approdi. Ad oggi non conosciamo nemmeno chi sarà il nocchiero di questa nuova nave, chi, novello Nelson, si innalzerà in piedi a prua, per condurre i suoi marinai verso il mare aperto, e, a dire il vero, abbiamo poche certezze persino sull’equipaggio, tranne forse che per pochi lupi di mare che hanno già apposto la loro firma sui rinnovi contrattuali, anche se nel calcio  i contratti hanno un valore quanto meno relativo. Queste considerazioni sono però inerenti al prossimo viaggio, ed invece noi dobbiamo essere ben presenti a quello che ancora ci vede protagonisti, poi affronteremo il futuro. Osimhen. C’è poco da discutere, gran parte dell’esito di questo finale di campionato dipenderà da lui e dai suoi gol. Senza il bomber nigeriano, la squadra ha palesato grandi difficoltà nel trovare la rete, sia con Simeone che con Raspadori impiegati al centro dell’attacco. Andrà via Victor, è quasi ormai un dato di fatto, ma il nostro campione deve salutare Napoli a suon di gol, deve lasciare il ricordo meraviglioso di uno scudetto, ma anche di una magnifica rimonta, con cui la squadra potrà ritornare nella coppa più importante, e poi, perché no, ritrovarci proprio da avversari, in una sfida nella coppa dalle grandi orecchie. Nel prossimo appuntamento, se Dio vorrà, commenteremo la gara con l’Atalanta e faremo il punto sulle altre gare che resteranno, adesso, visto che siamo a pochi giorni dalla festa più importante della cristianità, non posso esimermi dal commentare, seppur brevemente, quanto accaduto a San Siro. Non scendo sul sentiero del razzismo, perché mi suona talmente irreale, inutile nel suo essere un sentimento ignobile, neanche degno di un essere umano, che nemmeno lo prende in considerazione. Vorrei invece soffermare l’attenzione su un uomo: Juan Jesus. Nei confronti di questo ragazzo, si è scatenata una bagarra a mio modo di vedere indecorosa: da vittima a quasi presunto colpevole, il passo è breve, brevissimo. Da un’analisi del fatto accaduto, verrebbe paradossalmente da chiedersi se cercare di mantenersi sportivi, professionisti, ma anche uomini, non si sia rivelato controproducente. Forse, anziché sminuire l’accaduto, relegandolo con eleganza ad un avvenimento circoscritto e terminato sul campo di gioco, quasi quasi ne sarebbe uscito meglio sollevando il polverone, chiedendo la sospensione della gara, rinnegando quel patto non scritto che prevede che quello che accade in campo dovrebbe nascere e finire lì. Juan Jesus è un ragazzo che ha sempre onorato la maglia, che ha sempre avuto un sorriso per tutti, che si è sempre fatto trovare pronto, ogni qualvolta i vari tecnici che si sono avvicendati in panchina lo hanno chiamato in campo, senza mai tirarsi indietro, anzi, facendo da esempio per i colleghi più giovani. Poche settimane or sono, per un errore in campo, per altro tutto da stabilire se fosse solo suo o dovuto a lui, JJ ha subito critiche, offese, volgarità di ogni tipo, con tanti leoni da tastiera che gliene hanno dette di tutti i colori. Juan Jesus ha risposto con le uniche armi che ha sempre usato: il sorriso, l’educazione, il rispetto verso gli altri, persino verso chi non lo ha dimostrato per lui. Ha perdonato JJ, e lo ha fatto sia con chi l’ha offeso per una partita di calcio, sia con chi quel lavoro lo condivide ogni giorno, e forse dovrebbe avere una considerazione più alta dei colleghi. Juan Jesus ha perdonato, e ha risposto come solo i campioni veri sanno fare: calcisticamente, con una prestazione di grande livello come quella con l’Inter, e umanamente, stringendo la mano e perdonando chi lo aveva offeso. Non sono le sentenze a valutare il tuo livello morale JJ, quello lo hai dimostrato.

Io sono con Juan Jesus, e mi auguro che sabato mattina, il Napoli gli dia la fascia di capitano, proprio per dimostrare di essere con lui. A tutti voi, amici tifosi azzurri, i miei più cari auguri di una buona Pasqua, festa di Resurrezione, pace, speranza.Forza Napoli Sempre

Scrittore, tifoso Napoli

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