Senza avere paura

Salvatore Savino*

” Marzo, nu poco chiove e n’atu ppoco stracqua…”, e così il cammino altalenante del Napoli, passato dalla bufera del ciclone Barcellona alla notte stellata di Roma. Le bordate assordanti di fischi che avevano salutato l’uscita dal campo di Insigne e dell’intera squadra nella notte europea, si sono tramutate in cori di giubilo e proclami trionfali quando i ragazzi del Napoli , ricacciata l’aquila biancoceleste nel suo nido, si sono riversati come un fiume in piena sotto lo spicchio azzurro dell’Olimpico a festeggiare con i loro tifosi la perla di Fabian Ruiz.

Marzo rappresenta probabilmente al meglio l’anima ondivaga del tifoso, il suo passare bruscamente dalla piu’ cupa disperazione al piu’ incontenibile degli entusiasmi.

Il pallone calciato magistralmente da Pedro alle spalle di Ospina aveva fatto ammainare le bandiere, messo a tecere il coro festante della torcida partenopea, ma poi, d’un tratto, quando ormai l’ombra di una notte cupa stava per scendere definitivamente su di noi e sui nostri sogni, l’impeto giovanile ma anche il tocco sapiente di Ounas prima ed Elmas dopo, il delicato assist del numero ventiquattro forniva al talento andaluso la possibilità di tirare un colpo da biliardo in buca d’angolo, che ha riportato la luce delle stelle nella notte, diventata azzurra .

Ritorna allora alla mente un altro grande talento di terra andalusa, Federico Garcia Lorca, che scrisse: ” Quando spunta la luna tacciono le campane, e i sentieri sembrano impenetrabili. Quando spunta la luna, il mare copre la terra, e il cuore diventa isola nell’infinito”.

Siamo di nuovo li’, sulla prua del nostro veliero, fissando l’orizzonte, e di nuovo riusciamo a scorgere nitidamente il nostro approdo finale, rivediamo , come Ulisse, la terra di Itaca dopo il lungo viaggio. Il nostro approdo non deve essere più l’isola che non c’è, ma la terra fertile del tricolore.

Marzo, il mese dei cambi repentini, delle incertezze, del non sapere come vestirsi, deve essere invece per il Napoli il mese della sicurezza, del coraggio. Dobbiamo navigare e mantenere la nostra rotta incuranti di cio’ che può ostacolare il nostro viaggio: ora non vogliamo leggere di contratti in scadenza, di rinnovi, degli acquisti del prossimo anno, della dietrologia sugli arbitri , e di tutte le amenità che ci vengono proposte , magari proprio allo scopo di distogliere la nostra attenzione dall’unico obiettivo che ci interessa: provare a vincere il campionato.

Marzo porterà di sicuro qualche pioggia, ma poi tornerà a splendere il sole, come cantava Teresa De Sio: ” E cu n’addore ‘e terreno nfuso, vene e se fa’ senti’, ca pure ‘o sole resta annascuso, nun sape si po’ asci’…”

Noi invece sappiamo cosa fare: restare uniti, stretti, vicini alla squadra come in unico abbraccio, far sentire ai ragazzi che possono regalarci e regalare a loro stessi un qualcosa che resterebbe indelebile nella storia di questa città. 

Domenica sera, verrà a farci visita una nostra diretta concorrente, il forte Milan di Pioli. Dovra’ affrontarci nel nostro stadio, quello che ora porta il nome del più grande condottiero che il popolo partenopeo abbia mai avuto. Come ha mirabilmente narrato qualche giorno fa un telecronista sudamericano, il Napoli giocherà con undici calciatori in campo ed uno in cielo, e non uno qualunque, il più grande di sempre. Facciamone tesoro, rendiamolo vivo onorando la maglia.

Non é più il momento di esitare, ora bisogna tirar fuori tutto quello che si ha, dar fondo alle riserve della forza, della coesione, dell’intensita’, e tutte le gocce di sudore dovranno essere versate per giungere al traguardo .

Siamo pronti anche a dover farci forza per mantenere sul carro dei vincitori tutti quelli che adesso vorranno saltarci se le cose dovessero andar bene, ma anche a dover respingere al mittente i vari ” si sapeva, lo avevo detto, la colpa é del Presidente ecc ecc” , che si scatenerebbero se non dovessimo raggiungere il traguardo.

Io saro’ sempre accanto alla mia squadra, alla mia maglia, alla mia città, senza badare al risultato, perché non é questo il momento delle critiche o dei progetti futuri. Questo é il tempo di provare a vincere.

Prima di salutarci, non posso non rivolgere il pensiero al popolo Ucraino. Non è possibile vedere immagini di guerra, donne e bambini che piangono, giovani mandati a morire per seguire le ambizioni deliranti dei potenti della terra. Come diceva il grande poeta Pablo Neruda, ” le guerre sono fatte da persone che si uccidono senza conoscersi…per gli interessi di persone che si conoscono ma non si uccidono…”

Vorrei davvero, dal profondo del cuore, che potessimo, gia’ stanotte, addormentarci come in un testo meraviglioso di Lucio Dalla: ” Aspettiamo che ritorni la luce, di sentire una voce, aspettiamo senza avere paura….domani “

*Scrittore, tifoso del Napoli

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