No, non è una partita qualunque

Salvatore Savino*

No, non è una partita qualunque. Per ogni tifoso del Napoli, la sfida con la Juventus non è una partita, ma “la” partita , con un articolo determinativo che ne sancisce l’importanza, la sacralità. Per decenni la tifoseria azzurra ha atteso questa sfida come l’unico impegno dell’anno, quello che avrebbe consentito di liberarsi dalla sudditanza psicologica da sempre subita nei confronti delle truppe bianconere. Nelle purtroppo poche occasioni in cui il Napoli si è trovato vicino a cullare il sogno tricolore, sono stati proprio quasi sempre i bianconeri a rovinare la festa, e questo è di certo uno dei motivi della grande rivalità che il tifo partenopeo nutre verso la Juventus. 

Ora ci siamo un’altra volta; tra poche ore , allo stadio “Maradona”, sarà di nuovo sfida. Rileggiamo, come un augurio azzurro, alcune pagine luminose di storia :

È il 20 aprile del 1958, quando, allo stadio del Vomero, con il pubblico ammassato a bordo campo ma rispettosissimo dell’autorevolezza di un grande arbitro, il mitico Concetto Lo Bello, un gol di Bertucco sigla il clamoroso 4 a 3, rallentando la corsa dei bianconeri verso lo scudetto della prima stella. Un anno e mezzo dopo, il 6 dicembre del 1959, si inaugura lo stadio del Sole, poi San Paolo, oggi Maradona. Questa volta sono Vitali e ‘o lione Vinicio ad infliggere alla Juventus la sconfitta, appena mitigata da Cervato. Con un lungo salto nel tempo, apriamo il cuore al più grande di tutti. È il 3 novembre del 1985, un piovosissimo pomeriggio autunnale: gli spalti stracolmi, un muro di ombrelli aperti a creare un recinto d’amore azzurro. Al minuto 72, un calcio di punizione a due nell’area bianconera accende gli animi. La barriera è vicinissima, tutti sono increduli, compreso Eraldo Pecci, a cui l’immenso argentino indica di toccargli il pallone. Appunto, l’immenso. Con un tocco a tutt’oggi incomprensibile nella sua grazia e bellezza tecnica, mette il pallone nell’angolo alto, dove Tacconi non può arrivare. Ancora grazie, Diego, per quel pomeriggio di pioggia in cui, come in tante altre occasioni, hai riportato il sole nel nostro cuore.

Un altro grandissimo fuoriclasse, il Matador Cavani, aspetta i bianconeri tre giorni dopo l’Epifania del 2011, e le consegna una calza della Befana con una dolce tripletta con cui la rimanda a casa.

Veniamo ad oggi: è solo la terza di campionato, è vero, ma l’inizio di campionato balbettante della Juventus dà al Napoli la possibilità di mantenere il punteggio pieno e di relegare le zebre a meno otto. 

A causa degli impegni delle Nazionali e dei numerosi infortuni, entrambi gli allenatori hanno difficoltà nell’allestire le formazioni da schierare, e tra i tifosi sono tante le variabili da adottare, tra cui l’affascinante eventuale debutto di Anguissa in maglia azzurra, proprio nella “partita “. Già, la partita. 

Non bisogna caricare di responsabilità i calciatori, ma a parer mio qualche parola va detta.

È ancora vivo e doloroso, per i tifosi napoletani, il ricordo della mancata qualificazione in Champions nella sciagurata partita con il Verona, e questa potrebbe essere una buona occasione per farla dimenticare. 

Tutti, dal primo all’ultimo, dal redivivo Osimhen, restituito a mister Spalletti dal ricorso vinto avverso alla squalifica , al capitano Insigne, che proprio con la Juventus raggiunge il fantastico traguardo delle 400 partite in maglia azzurra, hanno una grande opportunità: ridare vita e corpo al sogno di un intero popolo.  No, non è una partita qualunque

  • Scrittore, tifoso del Napoli
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