Alessandro Miele
Lì chiamano Toffees ovvero ‘caramelle’. Non è il banale soprannome che in genere attribuiscono in base al colore delle maglie (come i Blues del Chelsea o i Reds del Liverpool). Dietro quel soprannome e all’elaborato logo c’è la storia ultracentenaria legata al club. L’Everton è da sempre considerata la seconda squadra di Liverpool, dietro i più rinomati e più vincenti cugini in maglia rossa. Fondato nel lontano 1878, i giocatori furono fin da subito soprannominati Toffemen o Toffees. Si narra di un negozio di dolci, tale Mother Noblet’s, situato nell’Everton Village, nel nord della città. Qui tra le altre si vendeva anche la Everton Mint, una caramella al gusto di menta, che riporta questo nome proprio perché nata nel sobborgo di Liverpool.
Ancora oggi, durante le partite casalinghe dell’Everton, una bimba passeggia attorno al terreno di gioco, lanciando sugli spalti manciate di Everton Mints ai tifosi. La torre che campeggia al centro del logo è la Prince Rupert’s Tower, in origine un luogo in cui gli ubriachi e i criminali locali venivano presi dai gendarmi della parrocchia. Sullo stemma la torre è accompagnata da due corone d’alloro (storicamente simboli di vittoria), a ricordare il The College of Arms di Londra. Lo stemma è inoltre completato dal motto latino “Nil Satis Nisi Optimum“, la cui traduzione è: “Niente è sufficiente, se non il meglio”.
La squadra, oggi allenata da Carlo Ancelotti, disputa le proprie partire interne nell’affascinante impianto di Goodison Park (40.260 posti a sedere) e detiene nella propria bacheca nove titoli di campione di Inghilterra, il cui ultimo risale alla stagione 1986-1987, qualche anno prima che il torneo assumesse l’attuale formula e denominazione di Premier League.