Domani Ecuador-Italia. Spalletti: “Gara tosta, vediamo a che punto siamo”

Massimo Ciccognani

NEW YORK Luciano Spalletti è uno pragmatico, sorride, scherza, ma lavora anche quando si scatta un selfie o firma un autografo. In testa un’idea meravigliosa, vincere ancora, dopo Napoli, sempre con l’azzurro sul petto, ma stavolta quello della Nazionale. Chiedimi se sono felice, ti risponderà che lo è perché la maglia azzurra rende orgogliosi di indossarla, ma all’atto pratico vuole mettere a punto il disegno tattico più congeniale per presentarsi con le carte in regola a Euro 2024. Per questo siamo qui. E lungi l’idea di una trasferta inutile, magari lunga e dispendiosa, ma carica di motivi che hanno arricchito il tecnico. Domani c’è l’Ecuador dopo il tes contro il Venezuela, e Luciano vuole vedere la sua squadra crescere contro un altro avversario tosto. “Sono una squadra tosta, fisicamente e tecnicamente, coniugano qualità del calcio europeo e garra tipica delle squadre sudamericane. Contro il Venezuela ci sono state delle leggerezze che non si possono commettere, che esulano dal sistema di gioco che, ripeto, non è rigido. La formazione ce l’ho in testa, e sono curioso di vedere se le cose pensate verranno applicate”. 

Già, il sistema di gioco. Spalletti fa chiarezza, visto che siamo agli albori di un lavoro che porta al cambiamento. “È sempre un percorso che dobbiamo fare. Bisogna fare in fretta perché non è che abbiamo molto tempo come in un club normale che ci si vede tutti i giorni e tutti i giorni si può andare a caricare di qualcosa o ad analizzare più in profondità qualcosa. Qui bisogna fare delle sintesi più veloci e bisogna essere intelligenti dal capire che bisogna fare dei passi in avanti per diventare di un livello superiore a quello che siamo ora. Perché avremo bisogno di un livello superiore poi per andare a incontrare già dalle prime partite gli avversari che ci sono toccati”.

Spalletti sta allenando anche lo spirito di gruppo e gli scappa un sorriso: “Mi sono piaciuti, siamo vicini ai comportamenti corretti da avere”.

La costruzione dal basso è il suo dogma, ma non troppo ferreo. “Va fatta, sempre, ma non fino all’incoscienza perché se poi perdi un palla che procura un rigore o prendi gol, significa che la situazione non è stata valutata bene. Se l’avversario è bravo a pressare e ti mette in difficoltà, si tira la palla sull’attaccante che poi deve essere bravo a renderla giocabile, visto che Retegui è bravo a farlo”.

Come detto, la formazione l’ha decisa. Rimane sempre da sciogliere il nodo relativo al centravanti. Retegui ha fatto bene, gli è piaciuto in tutto, nei gol e nell’applicazione, ma domani partirà dalla panchina per fare spazio a Raspadori. “Retegui ha fatto vedere di essere perfetto per quel ruolo lì con bei gol e un grande lavoro per la squadra. Ora però partirà Raspadori dall’inizio, avevo già detto che avrei cambiato 8-9 giocatori”.

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