Marco Grande
Chiusa una porta, si apre un portone, come ci ricorda un celebre detto. Le porte del Frosinone e della Lazio però sono da tempo blindate, e l’unico portone di cui entrambe hanno bisogno è quello dei tre punti. Cruciale, in tal senso, è lo snodo rappresentato dall’imminente derby tra le due (match in programma domani alle ore 20.45 allo Stirpe). Il caos è l’unico denominatore comune. I ciociari la confusione, a dire il vero, ce l’hanno da fin troppo tempo. Al punto che, dalla scorsa settimana, hanno conosciuto per la prima volta in stagione il gusto amaro della zona retrocessione. Per non parlare della Lazio, che si presenterà in terra ciociara con Martusciello in panchina, l’ultimo superstite della dinastia Sarri, prima di cedere il posto, dal prossimo impegno, al nuovo eletto Tudor.
Di Francesco, però, crede nelle potenzialità del suo gruppo. “Il leone è ferito – afferma il tecnico pescarese in conferenza – ma è consapevole di essere padrone del suo destino. La squadra adesso si trova nelle retrovie, nella piena consapevolezza di aver raccolto un numero minore di punti rispetto a quello che ha prodotto sul campo. In questo preciso momento, è essenziale cambiare il meno possibile e tirare fuori la cattiveria agonistica, che è un aspetto col quale ci si nasce. Sarà prioritario fare punti, perché le gare iniziano ad essere sempre meno, proprio come le lunghezze a nostra disposizione da portare a casa”.
Troverà una Lazio ferita nell’animo e in cerca di un’identità, Eusebio Di Francesco. Che però sa a cosa va incontro. “Non credo – prosegue – che cambieranno molto. Dispongono di giocatori che, da un momento all’altro, possono cambiare la sfida. Fossi nei ragazzi, pertanto, prenderei la partita di domani con le molle”.
Dall’estasi per un inizio di stagione superlativo, ai malcontenti depressivi derivati dal lento declino di risultati. Questa è la situazione che riguarda Di Francesco. La fiducia riversata nei suoi confronti da parte della società, inevitabilmente, negli ultimi periodi ha subito qualche scossa. Ma l’ex Roma non si preoccupa di questo e guarda diretto esclusivamente ad un obiettivo. “La nostra unica meta – prosegue – è il noi, piuttosto che l’io. Questo l’ho sempre detto. Se non la pensassi in questo modo, non farei l’allenatore. Dobbiamo pensare a salvarci. Non importa se col bel gioco o meno. Il resto è solo un contorno”.