Rinascita azzurra

Salvatore Savino*

Mancherebbero ancora quattro giornate alla fine del campionato, ma purtroppo i risultati delle ultime partite ci consentono di anticipare il giorno del giudizio, il momento del redde rationem.

La fredda valutazione del risultato dovrebbe darci una risposta positiva: ad inizio stagione l’obiettivo dichiarato esplicitamente dal Presidente era la qualificazione Champions, e, tranne fatti davvero fantascientifici, possiamo considerarlo acquisito. Allora possiamo essere felici? No, perché così ha vinto la società, introitando milioni di euro, ma al tifoso resta in mano solo la soddisfazione di poter dire che almeno l’abbonamento alla payperview per le Coppe europee ha avuto un senso… Cosa è mancato per fare il salto di qualità? Questa squadra sembra avere nel suo dna l’incapacità di vincere. Sono passati tanti allenatori, diversi per età, esperienza e palmares, ma l’unico dato che è rimasto immutabile è il non saper vincere, a meno che non vogliamo vantarci di una Coppa Italia…

Dall’addio di Rafa Benitez ( che andrebbe ancora ringraziato per i calciatori che ci ha portato e la mentalità europea che ci ha trasfuso ), alla sconfitta in albergo all’ombra degli Uffizi dopo lo show del tikitaka di Sarri, all’ammutinamento vissuto con Ancelotti, alla vergognosa ed ingloriosa Napoli Verona con Gattuso, fino alla figuraccia barbina di Empoli Napoli con Spalletti.

Quattro allenatori diversi con il comune risultato di non aver vinto qui a Napoli. 

Dove sono le colpe? Chi ha sbagliato? Tutti, ognuno nel proprio ruolo, dalla societa all’ultimo dei tifosi.

Sappiamo che la società ha i suoi limiti dal punto di vista economico e strutturale, ma gli errori sono e restano tali. Vero che non ci si può permettere di acquistare calciatori di spessore a costi iperbolici, ma un organigramma societario più forte si poteva e doveva fare, una nuova struttura per la comunicazione, un dirigente, uomo di campo , che si occupasse di gestire i rapporti tra squadra e societa’ che magari avrebbe evitato situazioni imbarazzanti come l’ammutinamento, si poteva e doveva fare, una migliore valutazione dei calciatori da acquistare o dei contratti da rinnovare nei tempi giusti, si poteva e doveva fare( arrivare a giocarsi le partite decisive con una serie di calciatori che non conoscono il loro futuro o addirittura, come nel caso di Insigne, già sanno di andare a giocare altrove, non è di sicuro stata una scelta oculata ).

Rendersi conto che in questa stagione si è verificato un numero rievante di infortuni muscolari, e approfondirne il motivo, magari rivedendo la compagine sanitaria, si può e si deve fare.

Comprendere che il calcio si nutre della passione dei tifosi e che questa va in qualche modo rispettata e gratificata, attraverso le vittorie.si deve fare.

Le scelte imprenditoriali restano prerogativa della società, per cui decidere di non voler investire in strutture come lo stadio o un centro tecnico o una sede, o decidere di non voler puntare sul settore giovanile, o altro, è una legittima volontà della societa. Quello che però va fatto, trattandosi di una società di calcio, quindi anomala, legata ai risultati slortivi, è portare vittorie ai propri utenti, a quei tifosi che, come detto, sono la ragione stessa dell’esistenza di una squadra di calcio.

E la squadra? Alla fine in campo vanno i calciatori. 

Se quattro allenatori su quattro puntano su Ospina un motivo lo avranno pur avuto…cerchiamo di non riproporre in futuro dualismi deleteri. A sinistra manca un uomo da anni, il centrocampo paga da anni la presenza di grandi promesse che da anni aspettiamo vengano mantenute, ed invece restano ancora promesse. In attacco, andando via uno dei perni dell’ultimo decennio, occorreranno scelte importanti e di qualità. 

Spalletti è sembrato un po’ in difficoltà nella gestione della squadra nelle ultime partite, soprattutto per quanto riguarda i cambi. Ora ha davanti la possibilità di collaborare fattivamente alla costruzione della squadra per il prossimo anno, decidere su chi far restare e chi lasciar partire. Anche per Spalletti potrebbe essere arrivato il momento di vincere il titolo.

Veniamo al pubblico: se si vuol vincere, bisogna decidersi se si vuol stare o no dalla parte della squadra, senza se e senza ma. Andare allo stadio e tifare fintanto che si vince, salvo fischiare o andarsene prima della fine della partita quando le cose vanno male, non è utile al bene della squadra.

Essere sempre divisi, criticare a priori la società come se si avesse la disponibilità in tasca di un acquirente di livello mondiale, non serve al bene del Napoli. Criticare costruttivamente, suggerire miglioramenti, questo serve al bene della squadra .

Il senso di autolesionismo di tanti napoletani è storico, il credere che gli altri siano sempre migliori di noi, ponendoci da soli in un ruolo di sottomissione, è un atavico peso che ci portiamo sulle spalle da secoli, non solo nel calcio. Essere ondivaghi, passare dall’entusiasmo travolgente alla depressione più oscura, è tipica di noi tifosi napoletani. Quante volte abbiamo elogiato gli altri e denigrato noi stessi…pensate al grande Raffaele Viviani. Uno stralcio della sua “Campanilismo ” :

” Nu milanese fa’ ‘na cosa? Embè, tutta Milano: evviva ‘o milanese!

È rrobba lloro, e l’hanna sustene’…e ‘o stesso ‘o torinese e ‘o genovese…

Si è nu napulitano, ‘a città soja, ‘o ricunosce e nun ‘o dda’ ‘a pare’? 

Qualunque cosa fa siente ” e chest’e’? ‘ o ssaccio fa’ pur’io , senza pretese…

E chesto simme nuje, dopo di che? Non se fa’ niente ‘e buono ‘a stu paese?

E tu, Napule mia, permiette chesto?

Strignece ‘ mpietto a te, figlie e figliaste, 

arapancelle ‘e braccia, e fallo priesto…

Avimm’ ‘a sta’ a guagliune…e simmo maste !”

È il momento di ricostruire tutto, di rinascere, e dobbiamo farlo con amore, stando uniti . Oggi ricorre l’anniversario di un grande Ministro della storia di Napoli, Bernardo Tanucci, plenipotenziario di Carlo III di Borbone, forse il più grande Re della storia partenopea, l’uomo della grandiosità di Napoli nel mondo, l’uomo che elevo’ Napoli a capitale mondiale, anche della cultura.

Onoriamo anche la memoria di chi ha saputo ricordare ai napoletani che sono un grande popolo, e che possono vincere.

I grandi uomini non hanno bisogno di armi per essere grandi. Vogliamo rivedere i bambini ucraini giocare nei prati e non scappare dalle bombe tra morti lordi di sangue.

Basta guerra ! Basta !

Forza Napoli Sempre

*Scrittore, tifoso del Napoli

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