Luis Enrique raggiante: “Che personalità i miei. Ora pensiamo alla finale”

Nella foto: l'esultanza di Luis Enrique (foto Fornelli/Keypress)

Massimo Ciccognani

MILANO L’Italia non perdeva da 37 partite e Luis Enrique lo aveva quasi profetizzato: “Prima o poi perderà”, aveva detto alla vigilia. E alla fine quella corsa sfrenata, la sintesi di una notte che lo ripaga di tante amarezze, anche se non si esalta oltre il dovuto. “E’ una vittoria, non di quelle da ricordare in eterno. E’ una bella vittoria, abbiamo raggiunto la finale. Prima o poi doveva arrivare questa sconfitta per l’Italia, ogni striscia ha un inizio e una fine. Questo record per l’Italia è qualcosa di straordinario e noi siamo rimasti fedeli ai nostri principi di gioco, i giocatori hanno giocato benissimo. Se domani leggerò i giornali? No, non li leggerò. Cercherò di analizzare in modo approfondito la nostra prestazione. Ci sono punti da migliorare, ma sono molto contento per l’interpretazione del match da parte dei miei ragazzi. Mi ritengo molto fortunato nell’allenare la Spagna. E’ una vittoria che mi dà tanta soddisfazione ma non è la partita più bella. La nostra idea era arrivare in finale ma vogliamo migliorarci di partita in partita e non credo questa faccia parte delle nostre gare migliori. L’Italia? Nn mi ha deluso affatto, è una squadra molto difficile contro cui combattere, non perdeva da 37 partite e ha un grande livello. In termini di personalità è stata una grande partita e siamo riusciti a fare ciò che volevamo. C’è grande allegria, ora pensiamo a giocare la finale. Eravamo tra le quattro migliori squadre di questa competizione, ora siamo tra le migliori due. La cosa che mi ha convinto di più è stata la personalità mostrata dalla mia squadra, è sempre molto difficile giocare contro una squadra come l’Italia”. 

Ma quell’esultanza vale molto. “Sono molto fiero di questo gruppo di giocatori. Per il resto è bello perché siamo arrivati in finale e gli sforzi dei giocatori sono stati ripagati. Sono molto contento per la mia famiglia, per i miei amici e i miei cari ma soprattutto per il pubblico, c’erano 1800 nostri sostenitori ed è stato fantastico averli al nostro fianco”. 

Ferran Torres è stato il mattatore della sera, l’uomo del match, ma è a rischio per la finale. “Non lo so se ci sarà, ha preso una botta, non stava bene nella ripresa e abbiamo deciso di non correre rischi. Segna tanti gol perché lui ha la capacità di segnare tanto, poi può giocare o in mezzo o sulla fascia, che credo sia il suo ruolo naturale, ma l’importante è sempre attaccare come squadra”. 

Per Gavi un esordio da urlo. “Non sono sorpreso, lui è un interno che riesce a giocare tra le linee e non perde mai palla. E’ il futuro della nostra nazionale, ma anche il presente. Il livello mostrato all’esordio è stato straordinario ma anche Marcos Alonso ha fatto benissimo e poi Oyarzabal ci dà sempre tanto, è cruciale per il nostro piano di gioco. Ma anche gli altri, stasera tutti hanno mostrato di voler aiutare la squadra e questo è perfetto per un allenatore. L’ho visto più volte con le selezioni giovanili ma anche con la maglia del Barcellona, sapevamo avrebbe portato personalità e coraggio. E’ un giocatore molto fisico, corre tanto, macina chilometri e giocava contro il suo idolo, Marco Verratti. Esordire per lui era importante. Rappresenta il nostro futuro, ma può rappresentare anche il presente”. 


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