Calcio femminile. Milena Bertolini lancia l’Italdonne: “Al Mondiale per fare bene, ma cambiamo anche la nostra cultura”

dall’inviato

Massimo Ciccognani

PARMA C’è un’altra Italia che cresce, che suda, che ha coronato il sogno di approdare al prossimo Mondiale. E’ l’Italdonne di Milena Bertolini che parteciperà alla prossima rassegna iridata in Francia. Una Nazionale giovane, tutta da scoprire, ma vogliosa di far bene. A Parma, ne abbiamo parlato con il ct azzurro, che a poche ore da Italia e Liechtenstein, si è concessa ai microfoni dei cronisti e ha raccontato la sua Italia, sogni, ambizioni, i malesseri che avvolgono il panorama calcistico femminile, ma soprattutto ha reso chiara l’idea di una Italia femminile che ha bisogno di un sostegno per continuare a crescere. E lo ha fatto iniziando proprio dalla discriminazione che ha coinvolto un collega che in telecronaca ha rivolto parole poco piacevoli nei confronti di un assistente arbitro donna. “Quando ho sentito le parole di questo telecronista sono rimasta esterefatta per la naturalezza con cui le ha dette, come se le sentisse nel profondo e quindi parole pensate. Personalmente non credo nelle sue scuse che sembrano dovute, quasi dettate gioco forza. Dico quel che dico da sempre il pensiero medio degli italiani è che quando le donne entrano nell’ambito maschile non va bene, sono donne strane e questo vale se si è calciatrici, allenatrici o dirigenti. Le donne non devono entrare in quello che è considerato l’ultimo baluardo solo maschile. Il dato oggettivo è che stanno cambiando le cose, le 40mila persone dell’Allianz sono un segnale di cambiamento anche se è difficile far cambiare idea a chi ha radicati certi pregiudizi, ma possono incidere nel modo di pensare dei giovani. Ma quando una persona dice certe cose, le sente così nel profondo è, come si dice a Reggio Emilia, una boccia persa”.

Eppure una contrapposizione uomo-donna esiste. “Questa contrapposizione si fa molto nel calcio, mentre in altre discipline non si fa. Mi piacerebbe che in futuro non ci fosse più e vorrei che tutti, io per prima, smettessimo di fare certi ragionamenti. Certamente ci sono state coincidenze particolari nell’ultimo anno perché noi siamo tornate ai Mondiali dopo 20 anni proprio quando i maschi non si sono qualificati, e a me dispiace molto. Questo ha creato una situazione che in parte ci ha agevolato a livello mediatico, un vantaggio che ci prendiamo tutto perché lo meritiamo. Anche con Juventus-Fiorentina è successo lo stesso perché la partita che valeva lo scudetto è caduta nella pausa della Nazionale e questo ha permesso di poter giocare all’Allianz Stadium di Torino”.

In 40mila a Torino per Juve-Fiorentina, ma ingresso gratuito. “Non so dire se sarebbe stato diverso con l’ingresso a pagamento e non credo neanche che sia importante. Ci sono delle strategie di marketing, che valgono anche per il calcio maschile, che vanno considerate e credo che la scelta della Juventus sia stata molto intelligente anche perché bisogna considerare che non è facile normalmente trovare posto nel loro stadio che è diverso da altri, oltre che più piccolo, come San Siro o l’Olimpico. Il passaggio successivo sarà quello di mettere un prezzo, ma pensiamo che al Wanda il biglietto costava cinque euro, ma è già il terzo anno che si gioca il calcio femminile negli stadi principali in alcune occasioni e che il movimento iberico è partito molto prima che il nostro”.

Italia al mondiale dopo il flop dello scorso anno della maschile: che significa? “Tanto per l’intero  movimento Italia. Ancora non sentiamo l’agitazione, la tensione, per questo evento perché non sappiamo cosa ci aspetta essendo tutte debuttanti. A parte questo sarà una manifestazione bellissima sia da un punto di vista tecnico e tattico sia per il clima che si respirerà attorno, un clima di festa e gioia con i valori dello sport in primo piano. Negli ultimi Mondiali non ci sono state espulsioni per proteste ad esempio. Andremo lì con il nostro entusiasmo e la nostra motivazione per fare bene sapendo che il livello è molto alto. Prospettive? Quello che dico alle ragazze è che dobbiamo stare sugli obiettivi che si possono realizzare. Ovviamente vorrei vincere il Mondiale, ma più realisticamente dobbiamo cercare di superare il girone e non sarà facile, ma è alla nostra portata. Poi vedremo cosa succederà e dove potremmo arrivare”.

Non ci sarà la Salvai, vittima di un infortunio, che Bonucci ha salutato con affetto in conferenza. “Queste sono cose importanti. Alla Juventus giocatori e giocatrici si conoscono e così si crea una visione diversa, più di unione. Cecilia è una giocatrice fondamentale per la Nazionale, una delle più forti centrali in circolazione e credo che ai Mondiali avrebbe potuto consacrarsi fra le migliori in Europa. La sua perdita è davvero una tegola grossa per noi”.

Parola d’ordine, crescere, ma come? “Bisognerebbe pensare al calendario del calcio femminile dando un occhio a quello maschile visto che ci sarà anche l’Inter e di conseguenza il derby col Milan. Sarebbe bello mettere quella gara in una pausa della nazionale per avere a disposizione San Siro. E poi bisognerà incidere sulla cultura e per farlo serve aumentare la base, permettere alle bambine di accedere facilmente al calcio giocato in modo che diventi naturale per maschi e femmine praticare questo sport e superare certi ostacoli che ancora frenano la crescita della base. Anche il gergo, che è ancora prettamente maschile anche fra di noi perché viene da quel mondo, va pian piano modificato. Io sto cercando di evitare di parlare di marcatura a uomo o chiamare l’uomo 26alle mie ragazze, ma anche per questo cambiamento serve tempo ed è più facile farlo recepire alle nuove generazioni che non alle atlete più mature”.

 

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