Non sarà probabilmente la gara più entusiasmante, più divertente, più prestigiosa, ma Danimarca-Australia rappresenterà sicuramente uno scontro diretto fondamentale per il passaggio del turno. Un match affascinante, un match chiave, un match decisivo sicuramente per i Canguri che devono riscattare la sfortunata sconfitta all’esordio coi francesi, un match importantissimo anche per i danesi, che non possono rischiare di rovinare il loro cammino coi transalpini e dopo la vittoria col Perù vogliono chiudere il discorso qualificazione. Torna infatti in campo il gruppo C, proprio con l’anticipo del giovedì iridato, che mette in palio gli ottavi di finale. Tutti a disposizione per la Danimarca: previsto il solito 4-2-3-1, solida linea difensiva composta dall’esperto Kjaer e dalla rivelazione Chelsea Christensen, Poulsen e Sisto sulle corsie esterne, Jorgensen al centro dell’attacco. Tutto in funzione del numero 10, della stella, del piedino fatato di Christian Eriksen. La classe cristallina del trequartista del Tottenham Hotspur ha brillato a corrente alternata col Perù, quel che è bastato per realizzare l’assist decisivo e imprimere il proprio nome nella manifestazione planetaria. Se i suoi compagni oggi sono lì, a giocarsi il pass per gli ottavi, gran parte del merito è il suo: tripletta a Dublino a novembre, Irlanda in ginocchio, spareggio stravinto dai danesi. Dall’altra parte l’Australia arriva motivatissima dopo la prova autorevole con la Francia. Non parliamo più del team di Kewell e Viduka, ma resta una compagine attrezzata, una compagine che dimostra costantemente di saper reggere questi livelli. Probabilmente non riuscirà a staccare il ticket per gli ottavi, ma venderà cara la palle. I canguri sono un team molto versatile, un team unito, che lotta e combatte compatto. I giocatori di Van Marwijk sono estremamente duttili, esperienza e cultura tattica del commissario tecnico olandese permette loro di cambiare più sistemi di gioco ma riuscire ugualmente a trovare la quadratura del cerchio. L’uomo dal tasso tecnico più elevato è senz’altro Max Kruse, da anni uno degli attaccanti più forti in Bundes: avvicinarlo alla porta significherebbe secondo me aumentare la percentuale di pericolosità, relegarlo sull’esterno di un 4-3-3 strozzerebbe invece le sue qualità. Un buon portiere come Ryan, una difesa organizzata ed elementi d’esperienza assoluta come Jedinak o lo stesso Leckie costituiscono gli altri ingredienti di un cocktail da non sottovalutare, un cotktail che a Deschamps stava quasi per andare di traverso.