Napoli, scudetto e la follia di Marassi

Massimo Ciccognani

La Juve è campione d’Italia per la settima volta di fila. Applausi ai bianconeri, ma onore al Napoli, al grandissimo Napoli di Maurizio Sarri, quello che alle falde del Vesuvio chiamano il Comandante. Onore al Napoli che fino alla fine ha tenuto vivo il campionato e provato a tenere testa alla Juve.  Ed è un risultato che rimarrà scolpito nella storia. Per ora gli azzurri si sono fermati (si fa per dire) a quota 88 punti con una partita ancora da giocare, superando la Roma che lo scorso anno di punti ne aveva fatti 87 e ancor prima quella di Garcia che si era fermata a 85.  Perdere il campionato dopo aver fatto 88 punti fa semplicemente rabbia per quel che poteva essere e non è stato. Episodi, e non parlo di arbitri, che hanno segnato la stagione. Ha vinto la squadra, ripeto non parlo di arbitraggi, che nel momento del bisogno ha saputo compattarsi e tirarsi fuori dalle sabbie mobili del momento. Esattamente quello che è mancato al Napoli che ha perduto lo scudetto per mancanza di autostima in primo luogo. Gli azzurri sono crollati in casa contro la Roma poche ore dopo la vittoria della Juve all’Olimpico contro la Lazio con gol di Dybala al 95′. Un crollo mentale, negli spogliatoi quando in tanti credevano fosse arrivata l’ora del sorpasso. Storia che si è ripetuta dopo la vittoria bianconera a Milano con l’Inter, col Napoli che sul 2-1 nerazzurro, appena sette giorni dopo l’impresa dello Stadium, aveva messo la freccia per il sorpasso. Invece è successo l’esatto contrario, che in quattro minuti la Juve l’ha ribaltata complice le follie di Spalletti, ancor più gravi degli errori di Orsato, e il Napoli si è sciolto di nuovo perdendo a Firenze e poi facendosi bloccare in casa dal Torino. Si chiama mentalità, l’essere avvezzi a certe latitudini. Aggiungi i pesanti infortuni di Ghoulam e Milik nei momenti topici della stagione e il gioco è fatto. A Sarri, è vero, manca qualche punto che forse avrebbe riscritto la storia, ma soprattutto è mancata la mentalità giusta nei momenti chiave della stagione. Eppure Sarri, gioca il miglior calcio d’Italia insieme all’altrettanto bella Lazio di Inzaghi. E’ vero che nel calcio conta solo chi vince e che alla fine guardi sempre il palmares, ma è innegabile che questa stagione, anche se con zero titoli, ha permesso al Napoli di entrare nel cuore della gente. E’ vero che un secondo posto l’aveva ottenuto anche con altri tecnici, ma quello che ha fatto Sarri è qualcosa di unico. Ma potrebbe non bastare e lo sa lo stesso tecnico. Tra il toscano e De Laurentiis, è ormai guerra fredda. Rimproveri, frecciate che non fanno bene alla causa comune, “accuse” che sanno di addio, di una separazione che di certo non giova ad una Napoli che dovrebbe crescere proprio sulle ali dell’esperienza maturata in questa stagione. Tra Sarri e il Napoli c’è un legame speciale: il popolo azzurro lo ama, un po’ meno il presidente che è il padrone del vapore e che potrebbe, se non lo ha già fatto, pensare ad un Napoli senza il suo “Comandante”. Personalmente pensiamo sia una follia. Aurelio è un uomo di cinema e sa bene che in tanti film c’è sempre il lieto fine. Per Napoli sarebbe come aver vinto uno scudetto ritrovare armonia e unità d’intenti e rilanciare le ambizioni partendo proprio dalla grande stagione che ormai volge al termine. Forse è solo un sogno, ma Napoli può ripartire da un abbraccio tra i due leader che uniti a quello soffocante dell’intera città, può portarlo a stretto giro alla conquista di quel titolo che non può più attendere. Meditate gente, meditate.

Chi dovrebbe meditare e altrettanto bene, è il mondo del pallone che non può non indignarsi davanti a quanto accaduto a Marassi, con quei cori vergognosi contro Napoli, inneggiando al Vesuvio, che meritano di essere puniti. Ma non basta sospendere una partita, servono misure più forti, segnali chiari. Triplice fischio e 3-0 a tavolino contro quei dementi. I fatti di Marassi porteranno invece ad una semplice multa che purtroppo pagherà il presidente Ferrero che ha capito da subito la gravità della situazione e sotto la pioggia ha cercato di mettere fine a questo scempio. Ci vogliono regole precise e certezza della pena. Poi saranno le società a rivalersi sui responsabili, ma almeno proviamoci.

 

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