Simone Dell’Uomo
La bellezza dell’Nba del football regala emozioni e sorprese difficilmente spiegabili in termini di scienze naturali. Il calcio, per definizione, è una scienza inesatta, o forse è proprio inopportuno definirlo scienza. Lo United sbanca l’Etihad, distruggendo e rinviando la festa e il trionfo del Manchester City di Guardiola. Una rimonta incredibile, una rimonta targata cuore e passione, dettata dall’esperienza e dal catenaccio all’italiana di Jose Mourinho. Finisce 2-3, come in un film: apre Kompany, come 6 anni fa, raddoppia Gundogan, poi nella ripresa due inserimenti di Pogba e una zampata di Smalling regalano un successo pazzesco allo Special One. Un successo che rinforza il secondo posto dei Red Devils, e che regala loro tremenda fiducia in vista dei prossimi anni, ma per onor di cronaca vanno sottolineati straordinari salvataggi di De Gea e due palesi rigori non concessi ai citizens. Doveva essere un’altra apoteosi celeste, alla fine sono arrivati in paradiso i diavoli rossi. Guardiola aveva preparato tutto, ennesima vittoria e conquista aritmetica del titolo d’Inghilterra, ma evidentemente non aveva fatto i conti col veleno dei diavoli rossi, mai come stasera meravigliosamente bravi a recitare il ruolo dei cattivi nella sceneggiatura chiamata Premier League 2017-18. Non cambierà nulla, Guardiola tornerà a festeggiare, forse già a partire dalla prossima settimana sotto l’arco di Wembley, dove affronterà il Tottenham Hotspur. Ma una cosa è certa: il doppio schiaffo dalle due storiche rivali britanniche, i club più titolati d’oltremanica Liverpool e Man United, hanno decisamente guastato i piani dell’ex rivoluzionario tecnico blaugrana.
Il pomeriggio aveva nel frattempo spedito importanti segnali in chiave salvezza. Il West Brom ad un passo dalla retrocessione in Champions, dopo l’ennesimo scontro diretto fallito: un vero e proprio disastro il lavoro di Alan Pardew. 1-1 interno con lo Swansea, buon punto per i cigni conquistato grazie all’acuto di Tommy Abraham, prodotto dell’academy del Chelsea. D’altronde, se scegli di far fuori Tony Pulis, il “never relegated manager” per eccellenza, questo probabilmente il prezzo da pagare. Sconfitto anche lo Stoke City, che dopo un decennio di permanenza in massima divisione, rischia di abbandonare la Premier League in virtù del suo penultimo posto. Il Tottenham passa al Britannia, grazie alla doppietta di un fuoriclasse come Christian Eriksen. Finisce 1-2, nel mezzo il gol fortunoso di Diouf. Non particolarmente solida la prestazione degli Spurs, quel che però basta loro per ipotecare di fatto il discorso Champions, costruito sulla straordinaria vittoria pasquale di Stamford Bridge. Pesantissimo anche il successo del Newcastle di Benitez, che sbanca Leicester e conquista la seconda vittoria consecutiva: altro mattone fondamentale verso una strameritata salvezza. Chi rischia seriamente è lo stesso Palace, che perde altri punti chiave ancora nel finale: a Bournemouth finisce 2-2, aquile riacciuffate dal gol di King. Successo esterno per il Burnley, vittorioso 2-1 sul campo del Watford, una partita che prometteva spettacolo dal momento che nessuna delle fazioni in campo aveva particolare necessità di punti salvezza. Brighton ed Huddersfield decidono di diversi la posta il palio, così come il Merseyside derby, quello tra Everton e Liverpool, concluso a reti inviolate.