Maria Zappatore
Apprezzata da alcuni, contestata da altri, la VAR tiene banco e non si placano discussioni, valutazioni e polemiche da quando è stata introdotta in serie A a sostegno dell’intera classe arbitrale. Sull’utilità del Var, lo abbiamo chiesto all’ex fischietto Andrea De Marco, attualmente impegnato su Mediaset PremiumSport nell’approfondimento degli episodi di gioco più particolari e controversi.
De Marco, proviamo a togliere ogni dubbio: Var e moviola non sono la stessa cosa, giusto?
“Meglio fare questa dovuta precisazione: il Var non è la classica moviola che viene fatta in studio dopo le partite, bensì un qualcosa che può servire all’arbitro per evitare “errori chiari”, come da definizione del Protocollo, quindi deve intervenire soltanto in alcune circostanze per situazioni di “chiaro errore”, dove non ci sono situazioni interpretabili da parte del direttore di gara”.
Parliamo dunque di “chiaro errore”: pare sia interpretabile, considerato che spesso si verificano episodi che generano confusione. Cosa ne pensa?
“Il “chiaro errore” non dovrebbe essere interpretabile, però non c’è ancora opportuna chiarezza a riguardo. Ricordiamo che attualmente la VAR in questa stagione è in fase sperimentale, tanto che abbiamo visto spesso il Var intervenire ed a volte non farlo, invece, in situazioni simili in cui c’erano episodi interpretabili. Non dovrebbe essere così: il Var dovrebbe intervenire per situazioni non interpretabili, ovvero chiare ed evidenti “a vista”. Quando un episodio lo devi vedere da varie angolazioni non si tratta di “chiaro errore”.
Oggi a Zurigo si decide per il Var al Mondiale, ma intanto il presidente Uefa Ceferin l’ha momentanemente bocciata escludendola della prossima Champions League: lei cosa ne pensa?
“Credo sia un passo indietro, considerata la sperimentazione della VAR effettuata in America o in Australia e in Europa, nei campionati in Olanda, Germania, nel nostro campionato: sarebbe stato auspicabile provare ad introdurla anche in Champions League. E’ chiaro che la VAR abbia generato molta confusione in alcune situazioni in campo in questo ultimo periodo, e lo vediamo anche dall’aumento delle proteste dei giocatori riguardo alcune decisioni del direttore di gara, maggiori, ripeto, rispetto ai primi tempi del suo utilizzo nelle prime giornate di campionato. Essendo però in fase sperimentale, si sarebbero potute, o meglio, si possono apportare delle modifiche o degli accorgimenti migliorandola, visto che sarà introdotta ed utilizzata nei prossimi Mondiali e comunque più avanti non potrà non essere utilizzata in Champions, in quanto soprattutto in questa competizione può rivelarsi determinante per una squadra per il passaggio di un turno, per non parlare durante le fase finali del torneo, in una semifinale o finale”.
Secondo lei è possibile che all’interno della stessa classe arbitrale, ci sia qualcuno contrario alla VAR?
“Assolutamente no. Benchè se ne sia parlato molto in altre circostanze, sono convinto che tutto il movimento arbitrale sia favorevole all’utilizzo della tecnologia. A mio parere queste sono solo chiacchiere da bar. Credo che ogni direttore di gara sia consapevole del supporto della VAR al fine di non commettere errori, per cui penso che gli arbitri stiano andando nella stessa direzione cercando chiaramente di non creare più quelle situazioni di confusione generate dalle ultime polemiche”.
Voci di corridoio dicono che dalla prossima stagione ci sarà una centralizzazione dell’operatività sul campo e che la postazione avrà sede presso gli uffici della Lega calcio, a Milano. Cosa ne pensa?
“Credo che già ad inizio della scorsa stagione si era parlato di avere una sala comune a Milano per tutti gli arbitri che si adoperano al VAR, ma non c’erano le tempistiche per poterla allestire. In Germania è stata realizzata così, da inizio stagione, con sede a Colonia e con un supervisore, anche se anche lì, in Germania, bisogna dirlo, ci sono state diverse polemiche per episodi contestati del Var. Ritengo che se ci sarà la possibilità potrebbe essere una buona idea avere una sala unica con tutti gli arbitri riuniti nello stesso posto e magari con un supervisore, in quanto permetterebbe di avere una uniformità nelle scelte che vengono fatte sui vari episodi”.