MASSIMO CICCOGNANI
Un anno così non lo aveva mai passato. Decisivo come non mai, Cristiano Ronaldo, e se oggi il Real si sta giocando due titoli lo deve alla straordinaria annata del portoghese. Cr7 che di questi ultimi tempi potrebbe essere ribattezzato Cr9, sta vivendo un momento tra i migliori di sempre. Decisivo, in questo finale di Liga. Ieri a Vigo ha sentenziato un Celta che pure era animato dalla voglia di stendere i Merengues, qualche giorno prima era toccato al Siviglia, che aveva saggiato la ritrovata vena del Pallone d’Oro. Il merito è tutto di una gestione saggia da parte di Zidane che lo ha tenuto a riposo nell’ultimo mese nelle partite più agevoli al fine di non sovraccaricarlo di fatica. Per poi ritrovarselo fresco come una rosa nel momento che conta. Nell’ultimo mese ha firmato la bellezza di 13 gol. Ieri a Vigo doppietta che ha steso il Celta e dato al Madrid quei tre punti che oggi permettono a Zidane di guidare la Liga con tre punti di vantaggio sul Barcellona a novanta minuti dalla fine. Ma anche in Champions Cristiano ha fatto la voce grossa con le due triplette contro Bayern e all’Atletico che hanno spianato la strada al Madrid verso la finale del 3 giugno a Cardiff. E poi il ruolo, con Cristiano che ha capito che a 32 anni non riesce più ad essere incisivo partendo da lontano sull’esterno mancino, come lo era una volta. E allora ecco che Cr7 diventa Cr9, una variante che ha stravolto il modo di giocare del Real. Da centravanti trova con maggior frequenza la via della rete, lo scatto è bruciante, la sua azione imprevedibile, i suoi guizzi da urlo. E Allegri prenda appunti in vista della finale. La forma di Ronaldo è il capolavoro di Zidane che ha convinto l’asso portoghese a limitare le uscite. In Liga ha segnato 24 gol ma è stato impiegato solo nel momento del bisogno. Avesse giocato sempre, titolo di cannoniere e scarpa d’oro sarebbero già in bacheca. Difficile far accettare a un calciatore nato per far gol, di rinunciare a delle partite dove avrebbe sicuramente fatto la differenza, per regalargli la possibilità di presentarsi al tavolo del finale di stagione in una forma stratosferica. Bravo Zidane a lavorare sulla testa del calciatore, bravo Cristiano a capire che era l’unica cosa da fare per continuare a vincere trofei. Come la Liga che manca da cinque anni nella bacheca del Madrid, e che domenica a Malaga può tornare ad essere realtà. Manca un solo punto e poi sarà festa. E poi la Champions, la terza finale in quattro anni, due vinte, ma emblematica quella di Milano dello scorso anno dove Cristiano è arrivato infortunato e col fiato corto. Ha messo il sigillo finale con l’ultimo rigore, ma non ha inciso come lui stesso voleva. Ecco perché stavolta Cristiano ha messo da parte la smania del gol, barattandola per uno stato forma che non si vedeva da tempo. E poi il nuovo ruolo che gli calza a pennello perché là davanti sa essere incisivo come pochi al mondo. Benzema è il partner perfetto perché fa densità, crea spazi, con Isco bravissimo a muoversi tra le linee e a non dare mai punti di riferimento. Variante che non può essere Morata che ama giocare solo centrale e che nelle occasioni in cui è capitato, ha sempre pestato i piedi al portoghese. Poi c’è da verificare le condizioni di Bale che scalpita dalla voglia di esserci nel suo Galles, e con lui il Real cambierebbe ancora faccia, più spregiudicata e con meno equilibrio. Ma questi sono problemi di Zidane che per ora, si coccola il suo gioiello, che continua a brillare con una lucentezza unica.