Un tempo si chiamava zona Cesarini, oggi si potrebbe chiamare zona Milan. Dalla trasferta di Roma la squadra di Montella torna con un punto che sa di impresa, con una prestazione in campo che lascia a desiderare, ma con l’ennesimo gol nel finale. La partita é stata una delle peggiori della gestione Montella, ma va ampiamente giustificata visto il numero incredibile di assenze (5 difensori piú l’intero centrocampo titolare), la stanchezza dopo l’incredibile vittoria a Bologna e, non ultimo, il calibro dell’avversario di fronte. Se sul piano del gioco c’é stato un evidente passo indietro, sul piano della concretezza il Milan é tornato ad essere quello cinico di inizio campionato, capace di sfruttare al meglio le poche occasioni create. Sembra un paradosso, ma da inizio stagione le migliori prestazioni sono arrivate sempre con sconfitte, al contrario quando la squadra fatica nel gioco, ecco che il Milan strappa il risultato positivo.
Dopo le magie di Bolgona, Montella ha proseguito con l’utilizzo di Deulofeu come prima punta al posto di Bacca, mai completamente coinvolto nella manovra rossonera, proponendo sulla fascia il neocquisto Ocampos alla prima da titolare. L’obiettivo era cercare di aumentare la qualitá sulla trequarti, visto il centrocampo poco tecnico, e puntare sulla ripartenze veloci dei 3 attaccanti. Obiettivo totalmente fallito, con una Lazio che non é mai stata realmente impensierita durante i primi 75 minuti di gioco. Allo stesso tempo Ocampos doveva garantire una copertura maggiore sulla fascia sinistra, dove la sfida tra Vangioni e Felipe Anderson era decisamente a favore del brasiliano. In realtá anche questa scelta si é rivelata poco felice: i raddoppi costanti sono durati soltanto 35 minuti, dopodiché il terzino argentino é stato sempre lasciato 1vs1 a campo aperto concedendo tantissime occasioni da goal alla Lazio.
Se la scelta dei 3 attaccanti leggeri si é rivelata un disastro, lo stesso non si puó dire dei cambi effettuati nel secondo tempo: Lapadula per Ocampos, con il ritorno di Deulofeu al suo ruolo naturale, e soprattutto Sosa per Locatelli vero spartiacque della partita. Il giovanissimo talento italiano (appena definito da CIES terzo miglior 1998 al mondo) ha steccato ancora una volta, giocando quasi sempre in maniera lenta, semplice e prevedibile; cosà come tutti i suoi compagni di reparto, é stato dominato dal centrocampo biancoceleste. Al contrario l’ingresso dell’argentino, nel nuovo ruolo da regista, ha portato piú velocitá e piú qualitá al gioco; i suoi lanci lunghi verso Deulofeu e Abate (finalmente libero di attaccare la fascia) sono risultati utili alla manovra e proprio un suo recupero alto del pallone ha portato al gol del pareggio. Purtroppo manca ancora la continuitá (ottimo con il Napoli, pessimo contro la Sampdoria), ma di sicuro sta rispondendo con i fatti alle tante e ingenerose critiche dei tifosi.
Nonostante abbia perso terreno dalla zona Europa (4 punti dall’Atalanta quinta), il Milan non esce ridimensionato, ma anzi aumenta la consapevolezza che piú che un organico competitivo, quello che ha tra le mani Montella é un gruppo coeso e ambizioso. É doveroso, peró, ricordare che questa squadra ha ancora due dipendenze: i miracoli di Donnarumma e le giocate di classe di Suso. Per motivi diversi, sono stati entrambi messi in discussione recentemente, ma come se fossero giá grandi giocatori hanno risposto alle critiche con i fatti proprio nel momento del bisogno, il futuro é dalla loro parte. Domenica sera arriva la Fiorentina: chi perde dice addio all’Europa.
Vittorio di Pietro